Basta con l’indicazione impropria della denominazione “Culatello”, lo ha stabilito il Governo italiano che con il Decreto ministeriale del 26 maggio 2016 (Modifiche al decreto 21 settembre 2005 concernente la disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti di salumeria) pone un punto ben preciso per l’utilizzo sul mercato di questo termine. Dopo il vaglio della Commissione Europea sono, infatti, state definitivamente recepite le norme contenute nel Decreto Salumi dello scorso settembre. Una vittoria importante non solo per il Consorzio di Tutela del Culatello di Zibello e per l’Associazione Antichi Produttori, ma per tutti i consumatori che vedono così riconosciuto il diritto alla trasparenza e alla corretta informazione sugli alimenti acquistati.
In particolare il Decreto firmato dal Ministro dello Sviluppo economico e dal Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 149 del 28/06/2016 – stabilisce che: «La denominazione Culatello è riservata al prodotto di salumeria stagionato, ottenuto dai muscoli crurali posteriori ed interni della coscia (bicipite femorale, semimembranoso e semitendinoso) del suino, totalmente privata della cotenna e parzialmente del grasso di copertura e separata completamente dalla sua base ossea e sezionata in modo da assumere forma “a pera”». Il Decreto dà inoltre indicazioni ben precise sui requisiti che riguardano taglio, ingredienti e modalità di produzione, peso, caratteristiche e presentazione del Culatello, come ad esempio l’utilizzo esclusivo di budelli naturali.
«Finalmente anche il termine “Culatello” ha un riconoscimento legale, individuando dei limiti all’utilizzo di questo nome – commenta soddisfatto Marco Pizzigoni del Podere Cadassa, presidente dell’Associazione Antichi Produttori -. Troppo spesso abbiamo visto sul mercato salumi con l’appellazione di “Culatello”, quando in realtà di culatello c’era ben poco. A volte non si trattava nemmeno di insaccati oppure ci si riferiva a salumi prodotti con altre carni rispetto al suino. Ora questo non sarà più possibile e i produttori che non rispetteranno la legge saranno puniti con sanzioni anche molto pesanti».
«La produzione del Culatello si basa sull’utilizzo di determinate parti anatomiche del maiale e la sua lavorazione avviene secondo procedure consolidate nel corso del tempo. Si tratta di un prodotto importante della salumeria italiana, il cui nome è stato spesso sfruttato per facili guadagni, creando confusione nel consumatore finale e danno a tutte quelle aziende che invece hanno sempre operato nel segno della trasparenza – continua Pizzigoni -. Regolamentare il termine “Culatello” ha un significato molto importante per i consumatori che in questo modo acquisiscono una migliore conoscenza del salume e del suo valore economico».
Il Dm riporta anche i termini entro i quali scadrà il periodo di proroga che permette ai produttori di smaltire i salumi già immessi sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore della nuova normativa; scaduto questo tempo non si potrà più utilizzare il termine “Culatello” per i salumi che non rispettano i requisiti produttivi e di lavorazione riportati nel Decreto.